Pubblicato il 7 Maggio 2017 da Marco Caccialupi nella categoria Allergie e Intolleranze.

Cosa sono e come interferiscono nell’attività fisica.

 

Siamo in un’epoca dove le scelte alimentari sono dettate dai ritmi di vita, dalla ricerca del gusto, dalla produzione industriale di alimenti conservati e contenenti additivi, da una qualità del cibo che ha perso la genuinità di un tempo. Spesso ci adattiamo a mangiare un po’ quello che capita, il che non significa che il nostro organismo tolleri tutto quello che mettiamo in tavola. Quando con gli alimenti ingeriamo determinate sostanze la nostra fisiologia viene stimolata in modo anomalo, provocando reazioni immediatamente visibili o che si manifesteranno in un secondo tempo. In questi casi si parla di Allergie o di Intolleranze.

Poiché lo scopo di questo articolo è valutare l’incidenza delle allergie e delle intolleranze sulla prestazione sportiva, non ci addentreremo in profondità nella descrizione ma valuteremo quello a noi più utile. Possiamo considerare l’Allergia una risposta anormale del sistema immunitario ad una sostanza ingerita, inalata o toccata, che normalmente risulta essere innocua. Quando un allergene (la sostanza che scatena l’allergia) entra in contatto con l’organismo, induce una reazione del sistema immunitario che attiva i globuli bianchi per rendere inoffensivi questi aggressori. Questo tipo di reazione avviene continuamente in tutti gli organismi, ma se in quelli sani tale risposta è blanda e senza manifestazione patologica, nei soggetti maggiormente intossicati la reazione scatenerà reazioni evidenti e destabilizzanti come prurito, lacrimazione, edemi, gonfiori, ecc. Convivere con determinati disturbi è complicato per chiunque, ma per un atleta la situazione può diventare pesante; il ricorso agli antistaminici provoca in alcuni sonnolenza, pedalare in montagna con il naso chiuso dal muco impedisce la regolare respirazione, attacchi di prurito improvvisi possono disturbare la qualità del sonno e così via.

In molti casi l’allergia ad un alimento può non scomparire, ma scelte alimentari adeguate, possono rendere l’organismo meno “reattivo”. Alimenti di uso comune, pur non essendo allergenici, contengono sostanze che attivano ed amplificano la risposta; uno di questi è il pomodoro, che per l’alto contenuto di Istidina è sconsigliato per i soggetti allergici.

 

Anche per una nutrizione sportiva mirata alla performance, la scelta degli alimenti deve tenere conto della loro composizione non solo in base alla capacità che hanno di migliorare la prestazione, ma anche per quelle sostanze che possono stimolare in maniera anomala il sistema immunitario.

 

Immaginiamo che il nostro corpo sia come un bicchiere vuoto: se la quantità di tossine che ingeriamo o inaliamo è elevata, lo colmiamo e basterà una minima dose di una sostanza allergenica per farlo traboccare facendo comparire il sintomo con tutto il suo seguito di disturbi. Se invece ci abituiamo a vivere con il bicchiere pieno almeno solo a metà, la stessa sostanza non sarà in grado di scatenare la reazione con la stessa intensità.

Prendiamo ad esempio un ciclista che soffre di allergia al polline: potrà allenarsi tranquillamente nel periodo invernale, il suo squilibrio non si manifesta in questo periodo dell’anno e pensando di poter mangiare “un po’ di tutto”, si alimenterà senza tenere conto delle sostanze che ingerisce, favorendo il riempimento del bicchiere. Al primo polline, il bicchiere traboccherà rendendo la sua attività complicata e interferendo sul suo rendimento.

Nelle Intolleranze il sistema immunitario è meno coinvolto, non c’è quella reazione presente nelle allergie e quindi la comparsa dei sintomi non è così immediata. Purtroppo non significa che sia una buona cosa poiché questo impedisce di individuare l’alimento responsabile e quindi di collegare il disturbo a quell’alimento. Quando l’alimento intollerante è presente spesso nella dieta, quello che può capitare e di avvertire un malessere generale, composto da svariati lievi disturbi che rendono le nostre giornate lunghe e pesanti: mal di testa, gonfiore, pesantezza, dolori articolari, alterazione della digestione e della frequenza intestinale, ecc.

Prendiamo l’intolleranza al lievito: se un soggetto intollerante mangia una fetta di pane, probabilmente avverte solo un po’ di gonfiore, ma il lievito contenuto nel pane andrà ad alterare la flora intestinale; come?

Come sempre facciamo un esempio per rendere chiaro il concetto: l’intolleranza agli zuccheri o ai lieviti è abbastanza comune ma molto sottovalutata.

La Candida, ad esempio, è un fungo presente nell’intestino che a condizioni normali costituisce una minima percentuale della flora batterica intestinale e in queste quantità è innocuo. Si nutre di lieviti e zuccheri e più ne ingeriamo, più si diffonde colonizzando una parte maggiore dell’intestino e diventando fonte di intossicazione.

L’ organismo è progettato per sopravvivere e si impegnerà ad espellere queste tossine utilizzando l’energia che possiede ma rendendo il soggetto meno attivo ed dinamico.

Intendo dire che collegare la spossatezza quotidiana ad una intolleranza agli zuccheri non è facile perché l’individuo non passera da un livello di energia dieci a zero dopo un pezzo di crostata! La perdita di energia sarà lenta nel tempo intermezzata da momenti durante i quali “sembra di stare bene”.

Quindi coloro che praticano sport e pertanto non possono fare a meno dei carboidrati dovrebbero considerare il proprio stato generale di salute e di efficienza per escludere possibili intolleranze.

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